Via del Fossario e i vecchi racconti popolari

Ogni luogo nasconde qualcosa che rivive in un universo fantastico di misteri e antichi miti..

Sospesa sopra la città, come uno stretto pianoro che si apre su un immenso panorama che lascia senza respiro, durante le notti senza luna si mostra ammantata da una luce fiocca, tanto da sembrare quasi inghiottita dal buio. L’allegro brulichio della gente lascia il posto a frettolosi passanti, e il fiato caldo della città si tramuta in una brezza che d’improvviso scompiglia i capelli e solleva la polvere seccando quasi la gola, come a voler ricordare il tormentato passato di questa strada.

Le vecchie storie popolari tramandano una vicenda che continua ad essere parte fondamentale della storia di via del Fossario, e che coincide con un terribile avvenimento storico in cui trovarono atroce morte 12 monache e 10 giovani allieve ospiti dell’ex Convento di Santa Caterina, crollato in parte, e tragicamente, in un giorno infausto del 1747.

Sono sempre state tante le dicerie che aleggiavano attorno a questo impenetrabile luogo, forse per via della presenza di numerose educande provenienti dalle famiglie più in vista della città, che a tutto potevano aspirare, tranne che alla tonsura monacale.

La risaputa indisposizione d’animo nei confronti di una reale vocazione da parte delle convittrici era perciò nota, e tanto bastò per dare presto adito a una lunga serie di maldicenze che avevano come oggetto gli incontri notturni tra alcune fanciulle e prestanti giovanotti dei sottostanti quartieri popolari.

In nessun archivio esiste traccia di documenti dell’epoca che possano confermare i torbidi intrighi che si sarebbero consumati all’interno dell’edificio, e che avrebbero visto coinvolti anche uomini e donne del clero, ma si continuano però a perpetuare i racconti orali di quelli che invece sarebbero stati i fatti, e il terrore degli abitanti nel passare in quel tratto del borgo che avrebbe visto l’ala del convento appoggiata alla muraglia della via del Fossario scricchiolare in modo sinistro e precipitare nell’oscurità dello strapiombo.

Fin dai primi giorni di quello sventurato mese, il mormorio della gente portava quasi chiunque ad evitare il passaggio lungo il fianco orientale del Castello, probabilmente per un innato senso di timore che impone anche agli scettici un qualche barlume di rispetto nei confronti dell’inspiegabile. Alcuni imputavano i rumori provenienti dalla viva roccia a strane presenze che vagavano senza pace all’interno del convento, per altri si trattava invece di lamenti e di gemiti, anche se i più attribuivano quegli stessi rumori al vento di maestrale che si incanalava tra le strette vie del quartiere.

Le parole sussurrate dai castellani, come sembra, trovarono conferma il 27 dicembre 1747, quando un violento temporale, unito ad un impetuoso vento che soffiava sulla città, sembrò abbattersi proprio su quel versante del colle, staccando dalla roccia e trascinando giù per il dirupo il chiostro porticato e la cappella del convento, all’interno della quale si erano riunite in preghiera le 12 suore e le 10 educande.

E se i primi soccorsi prestati nell’oscurità della notte e sotto la pioggia non riuscirono a portare in salvo nessuna vita, i giorni seguenti lo sgombero delle macerie fecero invece riaffiorare la sepoltura di alcuni neonati inumati sotto le segrete del convento. Una macabra scoperta che in tanti collegarono subito ai peccaminosi traffici notturni che, si bisbigliava, sarebbero avvenuti proprio all’interno di quell’edificio religioso.

Negli anni a seguire, la splendente strada sospesa sopra la città riprese ad odorare dei profumi d’incenso e a risuonare dei canti sacri che provenivano dai cori della nuova chiesa, ancora una volta intitolata alla santa senese. Ma questo non bastò a placare le voci sempre più insistenti che ricominciarono a raccontare di oscure presenze che si aggiravano nella via che aveva ospitato il tratto orientale del convento di Santa Caterina, ombre che, in coincidenza coi temporali, transitavano intonando nenie e sospirate litanie di penitenza, accompagnate da un forte olezzo di cenere trasportato da soffi d’aria gelida.

Una teoria di monache incappucciate, per alcuni, che percorrevano la via del Fossario per poi perdersi nel buio della notte. Sfuggenti novizie, per altri, che invece seguivano i malcapitati passanti nelle ore più scure della giornata, trasportando fra le braccia fagottini bianchi.

Quel convento oggi non esiste più. Al suo posto vi è il plesso scolastico di Santa Caterina. Molti affermano, però, di continuare a sentire, in quella zona, voci e rumori inquietanti, e di aver visto figure elusive, come le loro storie.