Acropoli luminosa: una città nuda, ripida e dorata

Il porto e uno scorcio dei quartieri della Marina e del Castello dalla nave Tirrenia (ph 2015)

Lo scrittore inglese D.H. Lawrence visitò la Sardegna nel gennaio del 1921. Vi arrivò dal mare, come tutti quelli che giungevano nell’isola in un’epoca in cui gli aeroplani erano ancora oggetti nuovissimi e riservati a ben altri usi, e fu la città di Cagliari ad accoglierlo, con il suo strano profilo di fortezza e il tono chiaro e polveroso dei suoi edifici.

La descrizione che ne fa è splendida, precisa e poetica allo stesso tempo, e a poco più di un secolo di distanza non ha perso niente della sua bellezza..

“E all’improvviso ecco Cagliari, una città nuda che si alza ripida, ripida e dorata, ammucchiata nuda dalla pianura verso il cielo, al vertice del golfo vuoto e uniforme. È strana e un po’ incantata, e non ha nulla di italiano. La città si addensa verso l’alto, nobile e quasi in miniatura. Mi fa pensare a Gerusalemme: senza alberi, senza riparo, sorge così, un po’ nuda e fiera, remota come nel passato della storia, come le città dei messali miniati medievali. Ci si domanda come sia capitata qui. E sembra Spagna; o Malta. Non Italia.”

Ancora oggi Cagliari non presenta un volto molto diverso da quello evocato nel brano, anche se il tempo l’ha un po’ cambiata, certo. Si è ingrandita a dismisura con la costruzione di vasti quartieri moderni, spesso anonimi e a volte mesti; l’ultima Guerra Mondiale l’ha colpita duramente nel corso di due disastrose incursioni aeree, distruggendo completamente alcune chiese e molti altri pregevoli edifici. Tuttavia il profilo che mostra al visitatore è rimasto ancora quello, e l’atmosfera che avvolge la capitale della Sardegna è sempre la stessa.

A renderla unica tra le città del Mediterraneo è un non so che di remoto, di appartato, ma allo stesso tempo di prezioso; non vi si incontrano edifici che potremmo definire capolavori d’arte, eppure dà ugualmente l’impressione di un gioiello di pietra.

A fare di Cagliari un luogo incantevole contribuisce certo il bel clima quasi nordafricano, con quel cielo sereno in tutte le stagioni e tenuto sgombro dalle nuvole dalla brezza, che è raro non levi nel primo pomeriggio di qualsiasi giorno dell’anno. Insieme a quello, a caratterizzarla è sicuramente anche il colore dorato della pietra calcarea con cui sono stati costruiti i suoi principali edifici. Il cielo e le pietre sono alla fine gli elementi dominanti della città, il cui aspetto è tutto giocato su una delicata armonia di azzurro e oro.

“Acropoli luminosa”: a me pare la definizione giusta per questa città che si leva fiera e solitaria in fondo al Golfo degli Angeli, quasi fusa nello sperone roccioso che, come la prua di una nave rivolta al mare aperto, culmina nella Sella del Diavolo con quel bizzarro incavo che fa davvero pensare a una sella da fiaba e che millenni fa forse attirò l’attenzione dei navigatori fenici su queste coste, spingendoli a cercare contatti con gli abitanti dell’isola dell’età nuragica.

Il nome Golfo degli Angeli, con cui è comunemente conosciuto il golfo di Cagliari, è piuttosto recente, ma, evocativo com’è, si è affermato nel corso del tempo e sembra adattarsi bene alla linea delle sue coste che, con un po’ di fantasia, potrebbe ricordare due gigantesche ali spiegate.

Il territorio su cui sorge la città è vario e articolato: tutta una serie di colline calcaree, di modesta altezza ma ben visibili e a volte imponenti, si innalzano in mezzo alle ampie lagune, divenute ora importanti oasi naturalistiche. Le lagune salmastre e pescose hanno rappresentato un invito all’insediamento umano fin dai tempi remoti, sia per la possibilità di navigarle con imbarcazioni anche rudimentali che per sfruttarne l’estrazione del sale. Le coltivazioni delle saline di Cagliari, accanto alla tradizionale produzione agricola, ha rappresentato per secoli la principale fonte di ricchezza cittadina. Risvolto malinconico, invece, il pesante lavoro nelle saline, tra il riverbero quasi insopportabile dei cumuli di minerale, che veniva tradizionalmente assegnato ai forzati delle colonie penali.

Ma Cagliari, cinta da imponenti mura e anticamente incentrata sulla sua fortezza del Castello, come un’acropoli, ancora oggi domina tutti gli altri quartieri ai suoi piedi, partendo da quelli storici: Marina con il porto e un tempo con le attività ad esso collegate; Stampace artigianale e commerciale; Villanova legato alle attività agricole del contado. Questi vecchi borghi sono ideali per una passeggiata ricca di storia, ma Cagliari è cresciuta e si è ampliata enormemente formando nuovi quartieri, forse più anonimi ma sicuramente affascinanti, ciascuno con la sua particolarità.
E poi, uscendo dal cuore della città antica è certamente d’obbligo andare verso il mare per visitare la spiaggia del Poetto, oppure le zone umide dei parchi, i suoi colli o la sua necropoli.

Cagliari è così: “è una città bellissima, aspra, pietrosa, con mutevoli colori tra le rocce, la pianura africana, le lagune, con una storia tutta scritta apparentemente nelle pietre, come i segni del tempo su un viso: preistorica e storica, capitale dei Sardi e capitale coloniale di aragonesi e piemontesi, una delle più distrutte dai bombardamenti dell’ultima guerra mondiale e, in pochi anni, una delle più completamente ricostruite”. Carlo Levi.