Per chi arriva al quartiere passando dai Giardini Pubblici (largo Giuseppe Dessì), Castello è facilmente raggiungibile percorrendo la salita denominata “S’Avanzada”.
Si può però accedere anche attraverso Porta Cristina, che si trova alla fine della passeggiata di Buoncammino, esattamente sul lato opposto di S’Avanzada. Inoltre esistono anche altri varchi di ingresso posizionati in maniera strategica, alcuni forniti tra l’altro di ascensore, come l’ingresso da piazza Yenne, che si raggiunge risalendo via Cammino Nuovo, passando accanto alle scalette della chiesa di Santa Chiara.
Ma ci si può arrivare anche da piazza Costituzione, tramite la bellissima scalinata scenografica del Bastione di Saint Remy che conduce alle terrazze; oppure si può giungere risalendo con l’ascensore di viale Regina Elena (di fianco all’edificio de L’Unione Sarda), o ancora, passando attraverso la Porta dei Due Leoni (via Spano) che figurativamente delimita l’uscita dal quartiere storico.
Andando a passeggio per le vie di Castello, superata la Porta di S’Avanzada, ci si ritrova immediatamente in piazza Arsenale, un piccolo quadrilatero che, attraverso tre porte, mette in comunicazione il quartiere con la città. La quarta porta di piazza Arsenale invece costituisce il solenne ingresso alla Cittadella dei Musei, il principale complesso museale di Cagliari.
A destra della Torre di San Pancrazio si apre il voltone (inglobato nel Palazzo delle Seziate) che mette in comunicazione piazza Arsenale con piazza Indipendenza, spazio irregolare più che piazza ‘civile’ il cui lato sinistro è interamente corso dall’organismo settecentesco dell’Orfanotrofio delle Zitelle. Nel lato opposto invece, tra Palazzo Amat e quello delle Seziate, si erge il neoclassico prospetto della sede del vecchio Museo Archeologico Nazionale, il quale, fino ai primi anni del Novecento, ha ospitato la zecca e l’armeria.
Piazza Indipendenza accoglie anche Palazzo Sanjust (oggi sede della Casa Massonica del Grande Oriente d’Italia) e Palazzo Onnis, conosciuto più che altro per la sua facciata.
Proseguendo oltre l’Orfanotrofio delle Zitelle, a sinistra lungo la via Pietro Martini, si trova quasi subito la chiesa conventuale di Santa Lucia di Castello, oggi inglobata nell’istituto scolastico Umberto e Margherita. Adiacente alla chiesa, vi è l’ex convento delle Clarisse, e nonostante oggi ospiti un asilo e una scuola, l’intero edificio mantiene ancora intatto l’impianto gotico-aragonese del tardo Quattrocento.
Via Pietro Martini sfocia in piazza Palazzo, uno spazio articolato su due livelli, ma che originariamente era limitato alla parte inferiore; venne ampliato solo negli anni ’30 con l’abbattimento di alcune costruzioni nella parte più alta. Questo punto del quartiere Castello, fin dal Medioevo, è stato il luogo centrale della vita politica e religiosa della città, e ancora oggi vi gravitano gli edifici più rappresentativi della storia urbana cagliaritana.
Subito a sinistra si presenta la lunga facciata del Palazzo Reale (oggi sede della Prefettura e della Città Metropolitana di Cagliari), caratterizzata da un ritmo di paraste doriche e definito nelle attuali strutture interne nel 1769, a seguito di un progetto voluto da Carlo Emanuele III di Savoia.
Proseguendo ancora, si arriva al Palazzo Arcivescovile che conserva ancora evidenti tracce di strutture pisane, e al suo fianco, infine, la Cattedrale di Santa Maria, l’edificio più complesso dell’architettura religiosa cagliaritana.
Alla destra della cattedrale, all’inizio di via Duomo, si trova la chiesa della Speranza, di impianto aragonese e di proprietà della famiglia Aymerich. Fu sede dello Stamento Militare e canonica del duomo adiacente, mentre dal 2011 è stata concessa in uso temporaneo alla chiesa ortodossa del patriarcato di Mosca.
Disposto perpendicolarmente alla facciata della cattedrale, si erge invece il Palazzo di Città che, pur risalendo probabilmente ad un impianto pisano, si presenta attualmente in forme settecentesche. Fin dal XVI secolo fu sede dello Stamento Reale, poi diventò Palazzo Municipale e tale rimase fino ai primi anni del ‘900; in ultimo, e fino al 1970, venne adibito a Conservatorio di musica.
Dopo anni di abbandono e in seguito ad accurati lavori di restauro, il palazzo è stato restituito alla cittadinanza, e oggi è una delle sedi espositive dei Musei Civici di Cagliari.
Posta di fronte alla cattedrale, sotto le scalette, si arriva in piazza Carlo Alberto, uno dei luoghi più famosi adibiti alle esecuzioni pubbliche del quartiere Castello. Percorso il passaggio tra la cattedrale e la chiesa della Speranza, si imbocca invece via del Fossario, molto caratteristica perché parzialmente coperta. La strada, nel suo ultimo tratto, corre sulle mura e poi sul Bastione di Santa Caterina, da cui si può cogliere una vista ad ampio raggio che si fa più vasta quando, discesa una scalinata, si raggiunge la terrazza Umberto I.
Entrando in via San Giuseppe, prima di sottopassare il Portico delle Grazie (che un tempo fungeva da porta di accesso alla Torre del Leone), si apre il grande portale barocco del modesto Palazzo Brondo – Zapata che, costruito nel 1622, rimane l’unico esemplare in marmo della dimessa edilizia privata cagliaritana.
Oltre il portico si scende verso via Mario De Candia, dove stupisce la mole imponente di Palazzo Boyl (1840) che ingloba alcuni resti della Torre del Leone, una delle tre grandi torri medievali rimaste nel borgo.
Proseguendo sulla sinistra ci si ritrova direttamente alla Porta dei Due Leoni, l’uscita dal quartiere Castello.
Svoltando a destra, dalla via De Candia si stacca invece per via Università, strada nella quale sorge il palazzo omonimo, uno dei più importanti edifici costruiti dall’amministrazione sabauda nel Settecento nell’isola, e che si lega al programma illuministico di Carlo Emanuele III che comportava, tra l’altro, la riforma delle università sarde come sedi massime di formazione di professionalità scientifiche e intellettuali.
All’interno del complesso è possibile visitare la grandiosa biblioteca, il cui nucleo iniziale è costituito dai testi tratti dalla biblioteca privata del Sovrano Carlo Emanuele III.
Alla fine della strada si innalza l’imponente Torre dell’Elefante, costruita nel 1307 in forme analoghe a quella di San Pancrazio.
Sottopassata la Porta dell’Elefante, che reca ancora gli antichi meccanismi di chiusura, si trova (a destra) la chiesa di San Giuseppe Calasanzio, costruita nel 1641 dai padri Scolopi.
Di fronte alla chiesa di San Giuseppe parte invece via Santa Croce che, superato a destra un lotto di case di matrice medievale, corre sull’omonimo bastione, affacciandosi sui quartieri occidentali e, a distanza, sul porto e sullo stagno di Santa Gilla.
A destra, nell’omonima piazza, prospetta la chiesa di Santa Croce, fondata nel 1611 dai Gesuiti, probabilmente sulle rovine della sinagoga abbattuta dopo l’editto del 1492 che scacciò gli Ebrei da Cagliari.
Superato il passaggio coperto che si incontra proseguendo in salita e seguendo la curva della strada, si raggiunge il Ghetto, erroneamente chiamato “Ghetto degli Ebrei” e subito dopo, la scalinata ai cui piedi prospetta la chiesa sconsacrata di Santa Maria del Monte di Pietà, di impianto tardo aragonese (1591).
La chiesa inizialmente apparteneva alla Confraternita del Sacro Monte di Pietà, destinata all’assistenza dei condannati.
Successivamente, con la soppressione dell’ordine nel 1866, fu avviata ad altre destinazioni, quali scuola comunale di musica, palestra, dormitorio e refettorio della Piccola Casa della Provvidenza. Dopo lunghi restauri, negli anni Duemila, la chiesa è stata infine affidata al Sovrano Ordine di Malta che rende l’edificio fruibile alle visite.
Ripercorsa la scalinata si piega a destra in via dei Genovesi. Risalito quindi il vico Martini, si prende a destra via La Marmora, nota un tempo in questo tratto come ‘Contrada della Purissima’, dall’antico omonimo complesso conventuale. Preceduta da un piccolo atrio, la chiesa della Purissima (eretta per volontà della nobile cagliaritana Gerolama Rams nel 1554) rappresenta uno dei più interessanti e raffinati esempi di architettura gotico-aragonese.
Dalla chiesa, ripercorrendo in discesa tutta via La Marmora, risalta agli occhi la tipica trama edilizia di Castello, costituita dall’alternanza di edifici di serie con palazzi e unità complesse, il cui carattere è affidato più al dettaglio architettonico (soprattutto portali e balconi in ferro presenti in un’esauribile varietà su alcuni modelli di base) che ad elementi prospettici complessivi. Camminando lungo le vie, tra palazzi bisognosi di restauri e portali ripristinati, si comprende che quasi ogni edificio ha la sua storia, e che la stessa, in ultima analisi, affonda le sue radici nell’ultimo medioevo. I caratteri espressivi e l’immagine stessa del tessuto urbano di Castello si ritrovano anche percorrendo le parallele via dei Genovesi e via Canelles.
Le tre direttrici convergono in discesa alla Porta dei Due Leoni, oltre la quale si potrà uscire dal quartiere per ritrovarsi da prima in via Mazzini, e proseguendo ancora, in via Giuseppe Manno.
Il Bastione del Balice, che fa parte delle fortificazioni murarie del Castello, merita invece un’appendice a parte, poiché, divenuto parcheggio privato, non è accessibile ai visitatori. La sede del Palazzo dell’Università venne costruita proprio sopra il Balice, di conseguenza, per poter accedere alla fortificazione è necessario arrivare fino all’interno dell’ateneo settecentesco e, solo attraversandolo, si può poi giungere al cortile retrostante che sorge esattamente sul bastione, un baluardo che, grazie alla sua posizione strategica nei pressi della Torre dell’Elefante, aveva l’obiettivo di fronteggiare gli attacchi nemici provenienti dal mare. Lo si può comunque osservare dal basso da via Cammino Nuovo.