Il Palazzo delle Seziate

Prospetto del Palazzo delle Seziate visto da piazza Arsenale

L’edificio delle Siziate, o più comunemente noto come Palazzo delle Seziate, è un immobile storico di Cagliari realizzato durante la dominazione spagnola. Prende il suo nome dalle visite che il viceré, accompagnato dai dignitari (i giudici della Reale Udienza, il supremo tribunale del Regno di Sardegna) o da altri magistrati di primo grado, effettuavano periodicamente nelle prigioni per ascoltare le lagnanze dei detenuti, ed eventualmente concederne la grazia.

Le siziate generali erano previste in occasione del Natale, della Pasqua e del Venerdì Santo, ma era soprattutto durante quest’ultima festività che, se si aveva la fortuna di ritrovarsi davanti ad un viceré di buon umore, si poteva sperare di essere fra i tre condannati a morte che avrebbero visto esaudire la richiesta di perdono.

Le indulgenze, che vennero istituite con la carta reale del 4 luglio 1615, in origine si tenevano in un tugurio ubicato presso la Torre di San Pancrazio, celletta che veniva chiamata “camera della visita alle carceri”. Il vano adibito a questa funzione non aveva però mai una dignità pari a quella dei notabili cui era destinata ad accogliere, tanto è che il termine “siziata”, che deriva dal catalano “sitial”, stava ad indicare semplicemente una sedia, dotata di scrittoio, che il viceré utilizzava per svolgere le sue funzioni, e che figurava come unico componente d’arredo della sala.

La Torre di San Pancrazio e il varco del Palazzo delle Seziate

La svolta avvenne nel 1687, durante la visita alla Torre di San Pancrazio da parte del viceré Nicolò Pignatelli Aragon, Duca di Monteleone, che, nauseato dal tanfo asfissiante che si respirava nelle prigioni, ordinò non solo che queste venissero risanate, ma che si procedesse anche all’erezione di un nuovo edificio in cui tenere le siziate, con locali che fossero all’altezza delle funzioni che si sarebbero dovute svolgere al loro interno.

Come ubicazione venne individuato lo spazio compreso tra la grande Torre di San Pancrazio e la Torre Franca, un’area all’epoca ancora occupata dalle mura edificate dai pisani.
Nel più recente edificio, in una data imprecisata del primo ventennio del XVII secolo, si provvide poi anche all’apertura di un nuovo accesso, detto “Porta di San Pancrazio”, il cui androne diventò da allora il nuovo ingresso al Castello, sostituendo il passaggio sotto la grande torre, nel frattempo trasformata in carcere.

Le vecchie mura pisane della cortina bastionata rettilinea (realizzate nel 1575 da Giorgio Paleari Fratino) che, partendo dalla Torre Passarina univano il Bastione della Concezione al fianco sinistro della porta dei Cappuccini, e che creavano uno spazio chiuso corrispondente all’attuale piazza Arsenale, con la costruzione delle nuove opere difensive spagnole avevano già da tempo perso la loro funzione.

Così, demolite le antiche mura, nel 1688, per mano degli impresari Francesco Melis ed Antioco Chinus, al loro posto sorse il nuovo Palazzo delle Seziate, un edificio di circa 28 metri di lunghezza e 10 di larghezza che aderiva perfettamente sia alla Torre Franca che alla Torre di San Pancrazio. La costruzione si presentava costituita unicamente da un piano terreno e un primo piano che inglobavano anche gli ammassi rocciosi che si sviluppavano parallelamente all’antica cortina pisana.

L’ingresso all’edificio era ubicato in prossimità della Torre di San Pancrazio e, attraverso una scala interna, si poteva accedere al primo piano, parzialmente insistente sulla viva roccia, dove era presente il temuto salone che, da quel momento, avrebbe ospitato le siziate. In quegli anni il locale veniva chiamato indifferentemente Salone del Senato, Salone delle Udienze e Salone della Siziata Nuova.

Varco del Palazzo delle Seziate

L’antica “camera della visita alle carceri” fu invece adibita a prigione e, come gli altri locali della Torre -“Capitana”, “Reina”, “Morra”, “Calafossu”-, venne ribattezzata “la Siziata vecchia”.

Alcuni anni più tardi, tramite dei tagli di roccia calcarea, dal piano terra del nuovo Palazzo delle Siziate si cercò di ricavare degli ulteriori vani, con ingresso dai lati destro e sinistro dell’androne, ma fu un lavoro inutile poiché, per le esigenze del tempo, i locali ottenuti risultarono troppo piccoli e quindi inutilizzabili.

Tra il 1762 e il 1765 invece, nello spazio nel lato sud est della piazza Arsenale, al Palazzo delle Siziate venne addossato un edificio rettangolare, adibito inizialmente a carcere e poi, dal 1771 al 1826, a Zecca del Regno di Sardegna.

Nel 1829, dopo circa 130 anni di vita, si ritenne opportuno dare una nuova veste al palazzo, proponendo la sua demolizione e ricostruzione con l’androne disposto in posizione centrale. Si procedette pertanto a redigere la perizia dei lavori, ma la stima di 6500 lire necessarie vennero ritenute una cifra eccessiva, tanto che a conti fatti, le azioni eseguite si poterono limitare al solo consolidamento delle murature perimetrali esistenti e alle tramezzature interne. Con le economie ottenute, ma soprattutto grazie alla maggiore portanza della struttura, si poté però elevare il secondo piano che venne destinato al Magistrato della Reale Udienza, ossia al giudice che veniva incaricato di udire i reclami dei carcerati.

I lavori, compresa l’edificazione del secondo piano, terminarono nel 1831, e nel complesso la fabbrica raggiunse l’altezza dell’originaria antica cortina pisana. Nel frattempo, i locali al piano terra, ricavati precedentemente dal taglio della roccia, e comprendenti un piccolo vano a destra dell’arco e altri due a sinistra, furono murati, in quanto ritenuti definitivamente inutili, mentre nell’ultimo piano venne aperta una porta che metteva in comunicazione l’edificio con la grande Torre di San Pancrazio.

Con il passare del tempo, pur essendo parzialmente coperto, il prospetto rivolto verso piazza Arsenale iniziava a mettere in evidenza importanti problematiche, di conseguenza, al fine di migliorarne l’aspetto, tra il 1835 e il 1837, sopra l’arco della porta venne realizzato un grande arco a sesto acuto con pietre da taglio squadrate. Ciò però non bastò, perché nonostante i lavori di riqualificazione, l’antico palazzo continuava ad assumere una figura fortemente degradata.

Prospetto del Palazzo delle Seziate visto da piazza Indipendenza

Fu il Consiglio degli Edili di Cagliari, istituito con l’editto del 16 agosto 1836, che diede in nuovo impulso per il rinnovamento dell’edificio, decidendo di aumentarne la stabilità, di modificare la facciata dandogli un aspetto più regolare, e di trasferire il portico al centro.

I lavori ebbero inizio nel 1838, sotto la direzione del Capitano Gaetano Ribotti, direttore del Genio Militare.

In questa tornata di operazioni, dapprima ci fu la demolizione della sua parte centrale, risultata in condizioni di stabilità precaria, poi si proseguì con la ricostruzione, disponendo il porticato al centro.
Il viceré, cav. D. Giuseppe Maria Montiglio d’Ottiglio e Villanova, ordinò al capitano Ribotti anche la verifica dei vani mai utilizzati del piano terreno e, con la demolizione della parete sinistra dell’androne, si riuscì a riportare alla luce il locale posto tra le rocce, murato nel 1831 perché ritenuto inutile. Il Ribotti incaricò invece il maestro Agostino Manca affinché lo liberasse dal materiale di risulta presente al suo interno, ne migliorasse la forma e lo imbiancasse, finché non assunse la forma regolare. In tale ambiente trovò alloggio il corpo di guardia delle reali carceri di San Pancrazio.

Il Ribotti riscoprì anche l’altro locale, posto a destra dell’androne. Incaricò quindi l’impresario Efisio Luigi Costa di dare al vano maggiori dimensioni mediante l’esportazione di ulteriore calcare, ma i lavori non ebbero seguito, tanto che il padiglione mantenne la sua forma irregolare. Entrambi i locali poterono però avere l’ingresso dal lato della piazza San Pancrazio (attuale piazza Indipendenza).

Le ultime opere si conclusero con la decorazione della facciata dal lato della piazza San Pancrazio, e al termine dei lavori, l’edificio assunse un aspetto gradevole grazie anche agli ornamenti apposti dal Ribotti, che riguardavano non solo le porte e le finestre dei due piani, ma anche l’arco del nuovo androne.
Il Salone della Siziata nuova, posto al primo piano, dopo la ristrutturazione risultava adesso più lungo e sconfinante entro la Torre Franca (allora chiamata anche Torrione della Siziata).

Sopra la grande arcata fu infine apposta la seguente iscrizione:

CAROLVS ALBERTVS I

EQVITE D. JOSEPHO MONTIGLIO DE OTTIGLIO ET VILLANOVA PROREGE

AUXIT ORNAVIT A. D. MDCCCXXXVIII.

Particolari del Palazzo delle Seziate

Il prospetto che si affaccia sulla piazza Arsenale subì poche modifiche. Con il trasferimento del porticato nel centro dell’edificio, al fine di mantenerne la simmetria, l’arco posto a destra venne spostato verso sinistra, mentre i soprarchi a sesto acuto, che risultavano fuori posto, e quello sinistro che sembrava invece cadere “in falso” sopra il porticato, vennero occultati sotto l’intonaco.
Le volte furono riscoperte solamente con i restauri degli anni Novanta del XX secolo.

Alla fine degli anni Trenta dell’Ottocento, il tenente generale delle Regie Armate Conte D. Carlo Boyl di Putifigari espresse il desiderio di ingrandire la sua casa inglobando in essa la Torre del Leone. Ciò gli fu concesso a patto che, a sue spese, trasferisse nella Siziata le camere di reclusione per i nobili e l’alloggio di un aiutante di piazza, fino ad allora ospitate nella torre.

I lavori di riadattamento dell’ultimo piano del Palazzo delle Seziate iniziarono alla fine del 1839. L’intera superficie, su progetto del capitano Ribotti, venne trasformata in un complesso di quattro camere con finestra su piazza San Pancrazio, a cui venne aggiunto un alloggio per l’aiutante di piazza, costituito da un insieme di tre camere e una cucina che si estendeva nella Torre Franca. I lavori per la realizzazione delle otto camere, disimpegnate da un lungo corridoio, terminarono nel 1840.

Stemmi pisani recuperati durante i lavori di demolizione delle vecchie mura

Con la fusione del 1848, il Codice Albertino venne esteso anche alla Sardegna, e questo portò all’abolizione delle antiche siziate, con le relative amnistie.

Quando l’edificio delle Seziate mutò le finalità del suo utilizzo, la sala della siziata fu adibita ad ospedale e a luogo di custodia dei carcerati, mentre nel piano superiore si insediò la direzione del sistema carcerale di San Pancrazio e dei Bagni Penali di San Bartolomeo.
Successivamente, con la costruzione del carcere giudiziario di Buoncammino, avvenuta tra il 1887 e il 1897, anche la Torre di San Pancrazio cessò, dopo tre secoli e mezzo, di essere un penitenziario, e il palazzo rimase vuoto, in attesa di una nuova destinazione d’uso.

Con atto del 20 agosto 1889, gran parte del complesso ex carcerale fu consegnato temporaneamente all’Amministrazione del Genio Militare. Gli uffici del Genio occuparono l’ultimo piano dell’edificio delle Siziate, il primo piano fu adibito ad alloggio militare, mentre il padiglione sinistro del piano terra a scuderia e quello destro ad infermeria.

Il Palazzo delle Seziate e la Torre Franca viste da piazza Aquilino Cannas

In data 20 giugno 1902, infine, l’Amministrazione Demaniale fece verbale di consegna definitiva dei locali carcerari, acquistati dal Ministero della Pubblica Istruzione, all’Ufficio Regionale per la Conservazione dei Monumenti della Sardegna, e fu per opera dell’Ing. Dionigi Scano che il complesso di San Pancrazio trovò una nuova configurazione come spazio museale, collegando la vecchia Armeria, che aveva sottoposto a trasformazione, e il Palazzo delle Seziate in un tutto organico.

Con il tempo, il palazzo subì vari interventi di carattere statico, opere di consolidamento e restauri architettonici dei prospetti, nonché lavori necessari per la piena fruizione della struttura. Gli ultimi lavori ebbero termine nel 1991, fornendo alla città il Palazzo delle Seziate come lo conosciamo oggi.