Palazzo Sanjust: la casa massonica del Grande Oriente d’Italia

“Alla Gloria del Grande Architetto dell’Universo”

Rilevato alcuni decenni fa dal Grande Oriente d’Italia (GOI) per ospitare la sede delle logge cittadine, l’edificio, ribattezzato nel 1988 con il nome di Palazzo Giustiniani, venne fatto realizzare dalla famiglia Sanjust di Teulada durante il penultimo decennio del XIX secolo.

Particolari interni

Il palazzo, che si trova all’angolo fra le odierne vie La Marmora e Canelles, sorse sulle ceneri di un precedente caseggiato che fu sede dello Studio Generale (predecessore dell’Università) voluto da Filippo IV di Spagna (1626).

Negli anni successivi, dopo la furtiva introduzione nell’edificio di svariate granaglie e, a seguire, dall’occupazione dello stesso da alcune truppe militari, i locali si dimostrarono non più  adeguati allo svolgimento delle lezioni, così che, nel  1750, sotto il regno di Carlo Emanuele III di Savoia, il casamento, trasformato e adattato, ospitò una caserma dell’Armata Sarda con le annesse scuderie.

Poco più tardi, in una delle sue grandi sale trovò collocazione anche il primo teatro riservato alla nobiltà cagliaritana, progettato per l’esibizione delle prime rappresentazioni sceniche di cui si abbia notizia a Cagliari in età moderna.

Il salone, volgarmente conosciuto come “Teatro dell’Università”, racchiudeva una pianta rettangolare che poteva ospitare circa 300 spettatori, e fece il suo debutto in occasione delle nozze dell’erede al trono Vittorio Amedeo III con l’infanta di Spagna, Maria Antonia Ferdinanda.

L’area, che in precedenza ha ospitato anche il monastero benedettino di Nostra Signora di Montserrat, venne abbandonata intorno al 1852, in seguito al crollo di alcune volte dell’edificio. Successivamente entrò nelle disponibilità di donna Maria Amat Quesada, maritata all’avvocato don Enrico Sanjust, il quale sfrutterà la proprietà per edificarvi il palazzo di famiglia. Un palazzo che negli ultimi anni dell’Ottocento ha ospitato oltre allo studio legale del barone di Teulada, anche una vivace attività mondana, fatta ancora di teatro e di danze.

Particolari interni del palazzo

Nel 1988, bisognoso di importanti lavori di restauro e rifacimento, entro i vincoli di soprintendenza, venne acquistato dall’allora Maestro Venerabile emerito della loggia Hiram del Grande Oriente d’Italia, Vincenzo Racugno, il quale donerà a sua volta l’immobile alla Fratellanza massonica cagliaritana, che provvederà alla ristrutturazione dell’edificio adattando le sue stanze in (sette) templi e sale di rappresentanza, con lavori che durarono – perché non continuativi – quasi tre lustri, sostenuti per il grosso da risorse offerte dallo stesso professore.

All’esterno appare subito evidente l’ispirazione alla tradizione del gusto classico, ed infatti il palazzo si presenta con aperture riquadrate e sormontate da cornici con fasce che fanno da contorno alle finestre.
Il prospetto principale, che si innalza su piazza Indipendenza, si articola su due livelli: il piano terra dove si aprono le finestre e il portale ad arco a tutto sesto, con cornice a piccole bugne; e il primo piano, che è invece scandito da una cornice continua sulla quale sono incastonate finestre sormontate da cornici rettilinee poggiate su mensole.
Il fronte sulla via La Marmora ha due piani alti che si posano su un basamento ricoperto di fasce orizzontali ad intonaco. Il livello più alto continua lo schema del corrispondente primo piano, che si affaccia su piazza Indipendenza, mentre il livello intermedio contiene aperture riquadrate da finte bugne. La facciata di via Canelles si mostra invece liscia e con delle finestre riquadrate che, viste da questa prospettiva, danno al palazzo un aspetto quasi ordinario.

Al suo interno, dislocati su due piani, si trovano dei grandi saloni collegati da un antico e pregevole scalone che, dipartendo dall’ingresso principale, completa il carattere stilistico monumentale dell’intero corpo di fabbrica.

Visto da fuori, Palazzo Sanjust potrebbe essere scambiato per un edificio amorfo, probabilmente anche con una vecchia storia alle spalle, ma niente lascia trapelare ciò che invece custodisce al suo interno…

Il bene e il male come ogni opposto nel mondo

…lì dentro sono tutti belli, almeno la mattina. Probabilmente la notte si trasformano in pluricentenari, custodi del sapere proibito con barbe bianche, odorosi di libri polverosi e colonia francese. Ma almeno per “Monumenti Aperti” il viso è liscio, gli occhi vivi, e la profana che fa trascinare il suo vestito tra il tempio e le spade nel giorno unico concessole si domanda dove si nasconda, fuori, tanta grazia. Finalmente nessuno smanicato, né calze colorate o camicie sbottonate. Semmai abiti scuri, l’odore del ferro da stiro, un mantello che diletta, una forza travolgente.

Loggia principale

La visita a Palazzo Sanjust, misterioso luogo di ritrovo dei “fratelli”, ogni notte circondato da occhi spioni che sperano di scorgere un minimo di trama di “Eyes Wide Shut”, ha trovato la gentile guida di un Maestro filosofo e poi di un altro ancora, di immensa loquacità, rassicurante.

Procedendo, l’indecisione è se far scivolare il passo tra le note di un clavicembalo medioevale o la colonna sonora del film francese “Forze Occulte”, unica rappresentazione che suggerisca un’idea di cosa accada realmente nel tempio dei massoni. Meglio optare per Mozart e lasciare ogni pregiudizio fuori dalla casa. Per una volta, o per sempre. Perché alla fine se è tutta questione di guanti, averne un paio per conservarne il candore sarebbe la maniera migliore per far girare almeno l’io.

Loggia secondaria

Le scale immaginate a chiocciola non sono a chiocciola per davvero, la luce, le travi, sono in armonia nel vuoto dell’edificio venduto a malincuore dei cattolicissimi Sanjust di Teulada nel 1988. L’aria rispetto a quella del mondo profano è diversa al varco, ma un mondo si apre quando due braccia forti sincronizzate spalancano decise l’ingresso al tempio numero sei. L’occhio racchiuso nel triangolo invade la visuale blasfema dei simboli, poi la voce della guida in abito decifra la scritta A.G.D.G.A.D.U., “Alla Gloria del Grande Architetto dell’Universo”, posta tra sole e luna, ovvero l’uomo e la donna.

Alla fine del 1800 nasceva in Francia la massoneria mista di “Le Droite Humaine” ed in Italia, oggi, è la seconda obbedienza in ordine di importanza. La Gran Loggia d’Italia, ammette quindi, a pieno titolo e con pari dignità, anche le donne (vi sono Maestre Venerabili) sin dal 1961… ma non a Cagliari.

A Cagliari, a qualunque “lei” non è concesso entrare in massoneria, per tradizione, per fasi lunari, perché è distrazione, e la donna può essere degna, al massimo, di avere i guanti bianchi del suo uomo massone, gesto sublime di compatibilità assoluta. Così, probabilmente, oggi c’è ancora chi sogna di emulare Elizabeth Aldworth, The Lady Freemason, ragazzina irlandese che nel 1695 spostò un mattone e vide la cerimonia massonica a cui partecipava anche suo padre. Fu “iniziata”, e quindi bendata, diventando la prima donna della massoneria.

Spada cerimoniale

Ritornando alla visita, nessuno sguardo è concesso al Gabinetto della Riflessione, quello del profano da “iniziare” che per un po’ ragiona accanto al teschio, e al terzo tempio visitato tutto è uguale, cambiano appena le dimensioni. La scacchiera al centro del pavimento, bianca e nera, indica il bene e il male come ogni opposto nel mondo. Due colonne, una corinzia coi melograni sul capitello e l’altra ionica con mondo in cima, separano lo spazio sacro da quello profano. E poi il compasso, il righello, la livella, la spada fiammeggiante. Ai piedi dell’ara sulla quale è facile immaginare inconsapevolmente l’angelo pensante della “Melancolia I” di Durer, il passaggio simbolico da uno stato imperfetto e incosciente (la pietra grezza) ad uno più elevato, creativo e disciplinato (la pietra squadrata).

Sul soffitto il cielo stellato, poi una corda rossa con sette nodi d’amore sorretti da dodici colonne, ognuna con un segno zodiacale a rappresentare le tipologie umane. Al profano, per un giorno, è concesso osservare, ma non sapere dei lavori. Dove si parla di vita, di scienza, di filosofia.

“Gli apprendisti ascoltano, gli altri si confrontano, mai interrompere il fratello come spesso accade tra i profani”. Nel tempio si cerca la verità con la consapevolezza di non poterla mai raggiungere.
“Si crede nell’Essere Supremo, di qualsiasi religione sia, ma si parla dell’uomo”. I metalli restano fuori, c’è la solidarietà esterna ma anche interna.

Ceti sociali, assicurano, i più diversi. E poi, negli ultimi tempi, l’invasione dei più giovani. “Sono tanti, per loro la massoneria è un rifugio dalla realtà superficiale, materialista e assassina dell’io, senza speranza. È un percorso interiore”.

Palazzo Sanjust – prospetto principale

Come contraddirlo? L’elenco degli antenati (Mazzini, Garibaldi, Enrico Fermi) fa tutto il resto..